Capita che le mamme, con un po’ di imbarazzo, chiedano: “Perché è così difficile per me giocare con mio figlio?”. Talvolta arrivano anche a pensare di non esserne molto capaci e questo pensiero crea in loro frustrazione o senso di inadeguatezza.
Per cercare di capire come mai esiste questa difficoltà potremmo provare a riflettere sul significato che il gioco ha per il bambino e quali sono le regole del gioco che a volte sembrano difficili da comprendere per l’adulto.
Giocare è importante perché costituisce per lui un modo per esprimere le emozioni, per rappresentare e capire il mondo, e per farne esperienza.
Per gli adulti è difficile giocare con i bambini perché l’adulto ha già acquisito certi parametri esperienziali, ed entrare nell’ottica dei più piccoli significa in un certo senso “destrutturarsi” e portare il proprio pensiero su di un piano difficile da decifrare e immaginare.
Probabilmente, per come è strutturata la mente dell’adulto, sarebbe molto utile poter avere un manuale con le regole del gioco da gestire razionalmente.
La difficoltà dunque sta nello scendere dentro un mondo con regole che sfuggono all’adulto e allo stesso tempo sapere come interagire col bambino fornendo una chiave di lettura che possa agevolare il suo fondamentale processo di esperienza.
Pur non sconvolgendo la logica del gioco del bambino, a volte è importante anche dargli “un pezzettino in più” attraverso un’interazione che non smonti il gioco ma che lo aiuti a comprendere quello che sta succedendo.
Passare da un piano all’altro, dal pensiero del bambino a quello adulto nello stesso momento, è uno degli aspetti più difficili.
Un altro punto non sempre facile da tollerare a volte per un adulto è quello della ripetizione che spesso è presente nel gioco; quando il bambino dice “Ancora!” a volte il genitore è preso da un grandissimo sconforto. Anche quella ripetizione ha un senso, serve al bambino a maturare e ad apprendere: per assimilare e capire fino in fondo abbiamo bisogno di ripetizione, come per un adulto per imparare ha bisogno di provare più volte.
A volte il gioco può anche creare irritazione nell’adulto perché in quel momento deve fare altro. Conciliare le esigenze del gioco e quelle della vita quotidiana può risultare difficile ma bisogna tenere presente che entrambe sono essenziali.
L’adulto, spesso governato dal motto “prima il dovere e poi il piacere”, in quel momento sentirà il gioco come una perdita di tempo. È vero che nel gioco c’è – e deve esserci – la soddisfazione di un piacere, ma per il bambino esso ha anche valenze molto “serie”: arricchisce il suo mondo e gli dà modo di conoscere ciò che lo circonda. Il pensare al gioco solo come a un piacere fa parte dell’ottica adulta.
Così come un bambino per crescere ha bisogno di buon nutrimento anche la sua mente e il suo apparato emotivo per crescere hanno bisogno di essere nutrite con il gioco.
Il gioco è anche il mezzo privilegiato che il bambino utilizza per esprimere le proprie emozioni. Attraverso il gioco acquisisce conoscenza non solo della realtà ma anche di se stesso e della propria realtà soggettiva. Succede che se il bambino ha vissuto qualcosa di emotivamente forte lo possa rappresentare attraverso il gioco, così come le piccole frustrazioni o emozioni positive appena vissute. Il gioco e i disegni costituiscono la narrazione di emozioni che sono dentro di lui.
Qualsiasi bambino si misura con frustrazioni e emozioni negative e vive conflitti che il gioco lo aiuta a elaborare. Infatti, giochi che esprimono la rabbia del bambino sono difficili da tollerare per l’adulto, ma agevolare i più piccoli nel trovare una risoluzione al conflitto li può aiutare.
Fino a questo momento abbiamo pensato alle interazioni con il bambino nel gioco ma bisogna ricordare che è importante imparare anche a giocare da soli. Fin da quando è molto piccolo ci sono brevi momenti in cui il bambino ha bisogno di fare delle scoperte da solo. A mano a mano che cresce, questi piccoli spazi diventano più ampi. È importante non interferire nel gioco in quei momenti così preziosi in cui la sua curiosità e gli stimoli che percepisce favoriscono in lui la scoperta e la creatività.
L’universo del gioco è molto serio e complesso, e quando in certi momenti sentirete dentro di voi di svalutarlo, provate a pensare che il vostro bambino in quel momento sta facendo una cosa che reputate importantissima, sta studiando un’enciclopedia universale, la fisica quantistica, facendo esperimenti di laboratorio attraverso i quali sta cercando di conoscere se stesso e gli altri. Provate a pensare che stia studiando tutto il mondo con quei pezzi di lego.
Quindi, per rispondere alle mamme che chiedono: “perché è difficile giocare con i bambini?” La risposta è che si tratta di un’attività davvero difficile, ma provare è una grande occasione di crescita anche per gli adulti. Così, come i bambini per prove ed errori arrivano a capire come si fa, anche i genitori potranno apprendere molto da questa esperienza.
Non appiattire il gioco con la razionalità adulta può arricchire la nostra vita emotiva e aprire scatole che avevamo chiuso da tempo con dentro capacità immaginative e creative. Se, a un certo momento nel gioco, l’elefante ha il papillon, vuol dire che è proprio così.
Dott.ssa Valentina Trespi
Psicologa Psicoterapeuta
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