Inauguriamo oggi, con questo post di Luca Carpino, una rubrica fissa sul nostro blog a cura di un team di psicologi e psicoterapeuti dello Studio Adelaide di Pavia. Nella rubrica suggerimenti e riflessioni sul bambino, le sue tappe evolutive e la sua relazione con i genitori.
Di fronte a bambini che fanno i capricci, che vogliono tutti i giochi che vedono, che non ubbidiscono alle indicazioni dei genitori, che devono essere continuamente richiamati e limitati nella loro esuberanza, perché “non fa quello che gli dico”, è diffusa l’idea secondo cui è importante che i bambini si sentano dire di no e che facciano esperienza di un divieto imposto per evitare, tra le altre cose, che crescano viziati o impreparati ad affrontare le difficoltà davanti a cui la vita spesso ci pone. Questo fatto mi ha fatto nascere una domanda: e se invece fosse il contrario? Se fossero i “sì” che aiutano a crescere?
Mentalmente mi si è formata l’idea di una sorta di competizione, con l’immagine di una bilancia su cui mettere da una parte i si e dall’altra i no, per vedere da che parte pende maggiormente il piatto, nel tentativo di individuare un vincitore e poter dire: “è così!”. Mi sono accorto abbastanza in fretta che i due piatti della bilancia stavano in equilibrio. Un equilibrio non statico e definitivo ma un equilibrio dinamico che si muove tra una posizione e l’altra, in un andamento dialettico e di pensiero.
Da una parte il piatto si abbassava sotto il peso della possibilità (perché di possibilità si tratta) che effettivamente il no di un genitore possa aiutare il bambino a crescere, a tollerare la frustrazione, a riconoscere il senso del limite imposto per arrivare a riuscire ad imporsi un limite, a riconoscere e a rispettare l’autorità; immediatamente però l’altro piatto bilanciava la situazione ricordandomi che il si di un genitore può (perché di possibilità si tratta) contribuire ad una crescita armoniosa ed adeguata del figlio, alle prese con il superamento delle tappe evolutive.
La tappa evolutiva (lo svezzamento, passare dal pannolino al vasino, abbandonare il ciuccio, cominciare la scuola…) rappresenta un momento di crisi per il bambino, una crisi attraverso cui tutti noi siamo passati e attraverso cui è fondamentale passare nel difficile compito di diventare grandi e crescere; nella crisi c’è una ricerca da parte del bambino di una risposta nuova ad una situazione nuova perché la risposta già conosciuta non è più sentita come adeguata. Questa ricerca è molto faticosa per la mente in costruzione di un bambino e credo che questo sia il punto fondamentale che gli adulti non devono dimenticare. La necessità di aiutare la mente di un bambino, la mente che si sta formando, sta cominciando a pensare, a valutare, a distinguere, a riconoscere; aiutarla nel processo e non solo nella decisione finale.
Allora credo che si tratti di mettere sulla bilancia non il no o il si, in una logica di esclusione “o/o” ma il no ed il si, in una logica di inclusione “e/e” dove se il no rappresenta la possibilità di tollerare la frustrazione e le possibili delusioni, il si rappresenta la possibilità di una fiducia in una relazione ed in un legame che assicura il bambino, quasi come se gli dicesse “provaci senza paura, ce la puoi fare. E comunque io ci sarò sempre”.
Fondere in maniera bilanciata i no ed i si non è facile e fortunatamente non è uguale per tutti, il compito arduo per un genitore è trovare la ricetta adatta per sé in relazione al suo bambino.
E’ un compito faticoso ma credo l’unico che, senza trincerarsi dietro a certezze incrollabili, possa davvero rendere unica la relazione di un genitore con il suo bambino e di un bambino con i suoi genitori
Dott. Luca Carpino – psicologo
Studio Adelaide
Studio di psicologia clinica e psicoterapia per il bambino, l’adolescente e l’adultoVia Regina Adelaide 2, Pavia.
tel 03821755093
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